Impossibile non conoscere
Doris Lessing almeno di nome. Però devo essere sincera: prima di
Gatti molto speciali non avevo ancora mai avuto la curiosità di aprire un suo libro. Ho intenzione di recuperare presto il tempo perduto, soprattutto perché finalmente adesso potrei leggerla direttamente in inglese. La quasi certezza di riuscire a comprenderla nella sua lingua ce l'ho, peraltro, solo da ieri, quando mi sono decisa ad aprire
Hateship, friendship, courtship, loveship, marriage di
Alice Munro, la magnifica scrittrice canadese da poco insignita dello stesso premio attribuito alla Lessing nel 2007.
Se ho rimandato fino ad ora la lettura delle opere di Doris, è forse perché, inconsciamente, mi pareva già di conoscerla. La scoperta mi ha colta solo oggi, per la precisione giusto qualche ora fa, quando ho pensato a qualche riga di omaggio a una delle importanti fonti letterarie del mio piccolo
Che gatti.
Doris somiglia in maniera straordinaria a mia nonna, stessa età, stesso anno della morte.
Nel ricordo radiofonico di
Laura Lilli, la giornalista de
La Repubblica che l'ha conosciuta molti anni fa, la grande scrittrice nata in Iran e cresciuta in Zimbawe negli anni in cui la Gran Bretagna era ancora un impero, Doris appare stravagante e appuntita. E insieme molto libera. Doveva essere davvero un grande personaggio. Come mia nonna, che non ha studiato né, credo, abbia mai letto o scritto nulla nella sua vita, ma era dotata di una verve veramente straordinaria. Alcune sue battute mi rimarranno impresse per sempre nella memoria. Anche quelle rivolte a me, tra l'altro, non tutte accolte con la nonchalance che sto mostrando adesso. Di mia nonna ho anche varie foto, ma preferirei non mostrarle adesso.
Mi limito a ritrovarla nello sguardo vispo di Doris e in quel nasino un po' all'insù che conferisce anche a me un'aria non troppo mediterranea.
Pubblico, invece, uno scatto fatto con il mio cellulare, giusto per celebrare quel poco della sua produzione letteraria che conosco:
Le storie raccolte in questo libro, pubblicato in quella edizione negli anni Ottanta (appartiene a mia sorella: l'ho ripescato nella libreria di famiglia, piena di notevoli gioielli che meriterebbero di essere riaperti, prima o poi), parlano anche di gatti uccisi (interessantissimo l'approfondimento del
Corriere.it )
e di gatti non troppo felici. A conquistarmi è stato proprio il tono naturale, schietto e sincero dei suoi ricordi, come dovrebbe essere sempre quando si ama sul serio qualcuno o qualcosa.
E Doris ha amato molto i felini, senza farsene schiavizzare, senza snaturarli. Almeno non troppo.
Anche perché, da quel che ho capito, era così anti-convenzionale che non avrebbe mai accettato di diventare una testimonial animalista, nel senso più fanatico del termine.
E insomma, meno male che ti ho almeno incrociata.
Pian piano andrò alla scoperta del resto (e che resto) delle tue opere.
Dovunque tu sia ora, dovunque voi siate, tu e mia nonna, anzi, grazie.