martedì 29 gennaio 2013

Stregata da un gatto fulvo... qualcuno l'adotti, please!

Se accarezzi un animale (nello specifico un gatto) difficilmente riuscirai a togliertelo dalla testa. Se poi lo incontri tutti i giorni, quando prendi l'auto o butti la spazzatura, e tutte le volte quello ti miagola e ti segue come un cagnolino, cominci a pensare che vorresti portartelo a casa. Finisce insomma che perdi la testa, preda di un innamoramento che neanche per un maschio umano.
E così, una mattina di qualche sabato fa, io e il Bipede l'abbiamo caricata nel trasportino e condotta dalle nostre veterinarie. Nel tragitto verso lo studio medico, il gatto nero-fulvo se n'è rimasto buono buono a fissarmi da dietro le sbarre di plastica. I due umani, invece, si interrogavano tra loro - anche se sarebbe più esatto dire che il Bipede chiedeva a me che intenzioni avessi, visto che a casa ci sono già i due felini protagonisti di Che gatti - sul destino del gatto ingabbiato.
E insomma, per farla breve, è andata a finire nel seguente modo.
Il gatto in realtà è una gatta, di circa un anno e mezzo, probabilmente non sterilizzata e in stato di semi-libertà.
Da qualche mese si è infatti unita (a modo suo) alla colonia di gatti che vivono a due passi dalla cattedrale, ma dal modo in cui si accosta facilmente alle persone e dalle moine che fa a chi sta varcando il portone di casa lungo lo stretto marciapiede di via Mazzini, uno dei luoghi che sono stati teatro delle mie Minime Storie, si intuisce che se ne starebbe assai più volentieri abbarbicata su un termosifone, piuttosto che sull'erba del giardino antistante il duomo.
Purtroppo, dopo averla fatta visitare e aver tentato vanamente di spingere all'adozione un po' di amiche, con la morte nel cuore, l'abbiamo dovuta riportare esattamente dove l'avevamo incontrata.
Mentre mi allontanavo da lei, non ho avuto il coraggio di girarmi per paura di incrociare il suo sguardo deluso, ma, com'era prevedibile, il pensiero di occuparmi della sua sorte non mi ha abbandonato.
E così ho fatto ulteriori indagini per accertarmi che abbia o meno un padrone.
Se ce l'ha, non si curano granché di lei.
Però non è denutrita e quando porto gli avanzi dei nostri quadrupedi viziati o verso un po' dei croccantini che ho comprato apposta per la comunità felina complessiva, raramente si mette lì a mangiare, ma miagola flebilmente come a dire: lascia perdere il cibo e portami a casa.
Probabilmente, però, non è sterilizzata perché stamattina ho assistito a una spaventosa lite d'amore con un maschione bianco e nero, sopraggiunto a un certo punto mentre ero lì che mi accucciavo per accarezzarla.
Perché racconto tutto questo su un blog di fotografia? Ovviamente perché l'ho fotografata, finalmente. Eccola qua:




Come potete vedere, non è proprio nera nera, come mi era sembrata le prime volte che l'ho incontrata. Ha invece delle striature chiare che la rendono ancora più affascinante.
Qui un paio di primi piani:




E qui due pose buffe:




Nella prima delle due sta scacciando il gattone bianco e nero (subito dopo lo scatto l'ha raggiunto e gli ha dato un po' di botte), nella seconda, saggiamente, visto il bel sole risbucato dopo vari giorni di grigio-freddo, sceglie di darsi una sistemata al suo bellissimo pelo.
Che altro dirvi?
Se siete in zona, vi prego, portatevela via: l'ideale sarebbe darle alloggio in una casa con giardino, possibilmente lontano dalla strada e dalle auto, ma sono sicura che si adatterebbe alla perfezione anche in un appartamento.
Buona fortuna, gatta fulva.
E tu, gattone bianco-nero, smamma: Fulvia (ahiai, le ho trovato anche un nome...) non fa per te.




giovedì 17 gennaio 2013

La voce del mago dell'acquerello... come arrivederci agli artisti di Intanto!

Ancora un fine settimana e poi via: anche la terza edizione di Intanto sarà solo un ricordo, seppur piacevolissimo, oltre che foriero di nuovi stimoli e incontri.
Ho cercato di fare il più in fretta possibile, costringendomi - non lo nascondo - sulla sedia e attaccandomi al pc come una blatta (che pessima immagine!) pur di fare in tempo.
Ce l'ho fatta (quasi... mentre scrivo queste parole sto ultimando il passaggio finale) e ora sono fiera di presentarvi il mio primo montaggio lungo di un video comprensivo di parole e musica (e pure qualche effetto sulla velocità del girato!) dedicato all'appassionante lezione di acquerello condotta da Raffaele Ciccaleni lo scorso 4 gennaio.
Chi ha già visto la galleria fotografica si è già potuto fare un'idea dei colori e l'atmosfera di quel freddo pomeriggio ancora natalizio. Mancava però il fondamentale apporto della voce del nostro Mago (Merlino: per acclamazione popolare) dell'acquerello, mescolato al rimbombo prodotto dall'enorme ex mercato coperto di Fermo e dal vociare concentrato e allegro degli allievi. Dico così per mettere (parzialmente) le mani avanti.
Più seriamente: penso che di lezioni così piacevoli e professionali in giro non ve ne siano moltissime.
Mi taccio e lascio la parola a Raffaele e ai suoi allievi:




Se non l'avete già fatto, dunque, vi consiglio caldamente di approfittare del prossimo fine settimana per fare un salto a "Intanto", nel freddo (ma solo meteorologicamente parlando) ex mercato coperto. A Raffaele e a tutti gli altri artisti, invece, arrivederci, e... ad maiora!

domenica 6 gennaio 2013

Una galleria per Raffaele Ciccaleni, il mago dell'acquerello

Di Raffaele Ciccaleni avevo già parlato lo scorso anno, in occasione della precedente edizione di "Intanto", la  mostra collettiva degli artisti organizzata per la terza stagione all'ex mercato coperto di Fermo.
Ai tempi non lo conoscevo affatto, ma a parlare di lui erano i suoi davvero magnifici acquerelli e il suo volto insieme severo e bonario che avevo ritratto quasi per caso durante l'allestimento. A Raffaele avevo perciò dedicato il primo post della serie, purtroppo incompleta, incentrata sugli artisti partecipanti a Intanto 2011/12, che potete trovare nella sezione di questo blog chiamata Intanto (gli artisti locali)
Originariamente, avrei voluto andarlo a trovare nel suo studio di Monte Urano e immortalarlo all'opera. Purtroppo non è andata così, né con lui né con i molti altri bravissimi artisti che ho avuto la fortuna di conoscere durante quegli indimenticabili giorni da fotografa/custode.
E però, come ho già avuto modo di annotare, la vita riserva sempre continue sorprese: tra le più gradite dell'ultimo periodo la lezione di acquerello tenuta proprio dal mio quasi omonimo artista per i fortunati allievi che hanno sfidato il freddo umido dell'ex mercato coperto per cimentarsi con carta, pannelli di legno, pennelli fini e spessi e soprattutto con i colori, così difficili da fissare sul foglio con una tecnica rapida come quella in cui eccelle Raffaele.
E così eccovi qui la piccola galleria che ho montato in queste ultime ore, in attesa di rivedermi anche il girato (molto più lungo!) della mia videocamera per ricavarne un altro frammento a futura memoria:



A un esperto di musica come l'acquarellista monturanese probabilmente Toquinho farà un po' orrore, ma mi conceda questa scelta un po' nazional-popolare a beneficio soprattutto dei neofiti come me dei segreti del pennello e direi dell'acqua... perché, come cantava il brasiliano, è meglio la semplicità, nell'arte come nella vita... perché poi scolorirà!
Grazie ancora e ad maiora!

sabato 5 gennaio 2013

Che gatti... che recensione!!

Lo so: le recensioni di chi ti vuole bene e ti stima (almeno credo!) sono sempre un po' di parte, però la generosità con cui è stato accolto Che gatti da parte dei miei carissimi amici Paolo Ferrario e Luciana Quaia (beh, lei on mi ha ancora detto nulla, ma spero che l'abbia gradito almeno un po'!) meritava un rilancio anche su questo spazio.
Vi riporto giusto alcune parole che Paolo mi ha dedicato sul suo Tracce e Sentieri, il blog "galeotto" della nostra ormai consolidata amicizia:


Sfogliando il libro di Alessandra Cicalini CHE GATTI, leggendone i testi e guardando le fotografie del gatto Nino e della gatta Bice  ritrovo, come se le distanze geografiche fossero annullate (io sul lago di Como, lei a Fermo nel centro Italia), le stesse e precise sensazioni provate negli ultimi venti anni, cioè da quando Fulvia partorì nel nostro giardino i suoi cinque piccoli:

Le emozioni del  primo incontro.

L’osservazione dei loro comportamenti

I lunghissimi sonni  (e tuttavia la loro vigilanza anche se le palpebre sembrano chiuse)

I giochi autoreferenziali.


Oltretutto, del ritorno dei gatti nella mia vita e in quella del Bipede Paolo con cui ho aperto il libro, sono complici anche i nostri amici comaschi: lo testimonia l'espressa citazione nella bio-bibliografia finale, accanto all'altra dedicata ai cognati Claudia e Massimo e ai loro magnifici felini Nerino e Camillone.
Che altro aggiungere?
Felinamente, adesso occorrerà che m'impegni per lanciarlo nel difficile mercato editoriale: proprio in questi giorni ho preso a studiare le varie strade oggi per fortuna offerte anche a chi non ha alcuna casa editrice alle spalle. Sono però solo agli inizi: occorrerà che mi ci dedichi con la dovuta attenzione.
Vi lascio con qualche immagine inedita dei nostri padroni a quattrozampe:


Foto del Bipede Paolo



E chissà che non si possa fare un Che gatti/2!