Se accarezzi un animale (nello specifico un gatto) difficilmente riuscirai a togliertelo dalla testa. Se poi lo incontri tutti i giorni, quando prendi l'auto o butti la spazzatura, e tutte le volte quello ti miagola e ti segue come un cagnolino, cominci a pensare che vorresti portartelo a casa. Finisce insomma che perdi la testa, preda di un innamoramento che neanche per un maschio umano.
E così, una mattina di qualche sabato fa, io e il Bipede l'abbiamo caricata nel trasportino e condotta dalle nostre veterinarie. Nel tragitto verso lo studio medico, il gatto nero-fulvo se n'è rimasto buono buono a fissarmi da dietro le sbarre di plastica. I due umani, invece, si interrogavano tra loro - anche se sarebbe più esatto dire che il Bipede chiedeva a me che intenzioni avessi, visto che a casa ci sono già i due felini protagonisti di Che gatti - sul destino del gatto ingabbiato.
E insomma, per farla breve, è andata a finire nel seguente modo.
Il gatto in realtà è una gatta, di circa un anno e mezzo, probabilmente non sterilizzata e in stato di semi-libertà.
Da qualche mese si è infatti unita (a modo suo) alla colonia di gatti che vivono a due passi dalla cattedrale, ma dal modo in cui si accosta facilmente alle persone e dalle moine che fa a chi sta varcando il portone di casa lungo lo stretto marciapiede di via Mazzini, uno dei luoghi che sono stati teatro delle mie Minime Storie, si intuisce che se ne starebbe assai più volentieri abbarbicata su un termosifone, piuttosto che sull'erba del giardino antistante il duomo.
Purtroppo, dopo averla fatta visitare e aver tentato vanamente di spingere all'adozione un po' di amiche, con la morte nel cuore, l'abbiamo dovuta riportare esattamente dove l'avevamo incontrata.
Mentre mi allontanavo da lei, non ho avuto il coraggio di girarmi per paura di incrociare il suo sguardo deluso, ma, com'era prevedibile, il pensiero di occuparmi della sua sorte non mi ha abbandonato.
E così ho fatto ulteriori indagini per accertarmi che abbia o meno un padrone.
Se ce l'ha, non si curano granché di lei.
Però non è denutrita e quando porto gli avanzi dei nostri quadrupedi viziati o verso un po' dei croccantini che ho comprato apposta per la comunità felina complessiva, raramente si mette lì a mangiare, ma miagola flebilmente come a dire: lascia perdere il cibo e portami a casa.
Probabilmente, però, non è sterilizzata perché stamattina ho assistito a una spaventosa lite d'amore con un maschione bianco e nero, sopraggiunto a un certo punto mentre ero lì che mi accucciavo per accarezzarla.
Perché racconto tutto questo su un blog di fotografia? Ovviamente perché l'ho fotografata, finalmente. Eccola qua:
Come potete vedere, non è proprio nera nera, come mi era sembrata le prime volte che l'ho incontrata. Ha invece delle striature chiare che la rendono ancora più affascinante.
Qui un paio di primi piani:
E qui due pose buffe:
Nella prima delle due sta scacciando il gattone bianco e nero (subito dopo lo scatto l'ha raggiunto e gli ha dato un po' di botte), nella seconda, saggiamente, visto il bel sole risbucato dopo vari giorni di grigio-freddo, sceglie di darsi una sistemata al suo bellissimo pelo.
Che altro dirvi?
Se siete in zona, vi prego, portatevela via: l'ideale sarebbe darle alloggio in una casa con giardino, possibilmente lontano dalla strada e dalle auto, ma sono sicura che si adatterebbe alla perfezione anche in un appartamento.
Buona fortuna, gatta fulva.
E tu, gattone bianco-nero, smamma: Fulvia (ahiai, le ho trovato anche un nome...) non fa per te.
Che bella che è, proviamo a condividere l'appello per l'adozione su FB! ;)
RispondiEliminaCome no! e speriamo che qualcuno lo raccolga... grazie e w i gatti!
RispondiEliminabellissimo ritratto di gatta. e bellissima gatta. hai ragione: basta accarezzarne uno e la pelle (unione fra mondo esterno e mondo interno) comincia a far crescere il benessere. non si possono adottar tutti i gatti del mondo. e , per fortuna, loro sono animali molto adattabili. se trovano del cibo ce la fanno a vivere il loro ciclo esistenziale. intanto tu l'ai fotografata e così lei un po' eterna è diventata
RispondiEliminaHai ragione, Paolo. E infatti vederla in azione con il suo simile mi ha un po' tranquillizzata: il problema è che lì passano le macchine e che i gestori dell'hotel che si occupavano della piccola colonia felina sono stati sfrattati... per il momento continuano a venire e proprio qualche giorno fa ho ricevuto rassicurazioni dal fratello dell'ex gestore sul fatto che continuerà a venire. Però la certezza non c'è: il tipo giustamente cerca di arrangiarsi come può e non è detto che abbia sempre tempo di tornare in zona. per il momento continuerò a monitorare la situazione e a tenere d'occhio Fulvia. Se la dovessi vedere in difficoltà me la porterò via e poi sarà quel che sarà.
EliminaGrazie del passaggio, buone ore riorganizzative