A dirla tutta, al centro di queste memorie così private e al contempo così familiari per tutti coloro che hanno la fortuna (per non dire proprio il privilegio) di vivere con un gatto (o più) affianco, è proprio mio cognato.
Il vincolo di parentela acquisita che ci lega, peraltro, m'impedisce di tesserne apertamente le lodi. Però una cosa voglio dirla, su Massimo e sul suo ebook: dal contatto con il suo principe nero, sopraggiunto quando era veramente uno scricciolo di felino, ha guadagnato parecchio, come si può dedurre leggendo le delicate e amorevoli parole (a tratti veramente sdolcinate, come succede a tutti i "genitori" umani di questi magnifici quattrozampe) che gli dedica, immutabili nell'affetto e nel soggiogamento totale anche quando lo sgrida per qualche pianta improvvidamente accoppata.
Le pagine dedicate a Camillo, da me detto Camillone per le ragguardevoli dimensioni di questo gatto tigrato dal passato non molto felice, sono numericamente di meno, ma io so che ormai non ne potrebbe più fare a meno. Né lui né mia cognata Claudia, alla quale - naturalmente - il gattone bistrattato da troppi si è legato di più.
Che altro aggiungere? In alcuni passaggi, Massimo si sofferma anche sugli altri gatti, su quelli che vediamo mezzi schiantati, sporchi o arruffati per strada e su quelli (ancora troppi) maltrattati da stronzi a due zampe che faccio fatica a chiamare umani.
Non c'è bisogno di diventare gattari o "canari" per capire quanta mostruosità si nasconda dietro a chi scaccia via con fastidio un animale o per sentire un certo sospetto nei confronti di chi si mostra indifferente ai quattrozampe di qualsiasi razza e formato.
Ma sono d'accordo con Massimo su un punto: bisogna averli accanto, occuparsi del loro vitto e del loro alloggio, giocarci insieme, guardarli dormire, coccolarli o perché no sgridarli, per capire quanto siano in grado di mutare in meglio le nostre vite.
E concordo anche su un altro punto: finisce che diventiamo francamente un po' stucchevoli quando ci mettiamo a descriverne le prodezze agli altri. Sarebbe meglio evitarlo (sì, sarebbe meglio), ma è molto difficile. Del resto, capita lo stesso ai genitori con i loro bambini. Tutti i bambini sono speciali, ovviamente, ma i nostri...
A quest'ultimo proposito, peraltro, c'è solo un passaggio su cui, da donna non madre, non concordo con mio cognato: non ho, non abbiamo - il Bipede Paolo ed io - preso ben due gatti (quasi tre con la bellissima Fulvia adottata, si spera stabilmente, da mia suocera...) per compensare l'assenza dei figli non arrivati.
I gatti sono gatti e i bambini bambini. Con i primi il rapporto diventa quasi subito paritario e, tolto il fatto che, giustamente, spetta a noi umani occuparci del loro vitto e alloggio (soprattutto se li si fa vivere stabilmente in un appartamento), per il resto saranno loro a guidare il gioco, fin da subito. Con i bambini la faccenda sarà (sarebbe) assai più complessa...
Detto questo, qualunque siano le ragioni che ci spingono ad adottare un animale, una volta fatto, non saremo più gli stessi. E quegli occhi che ci guardano con quel misto di curiosità e timore per gli odori sconosciuti che portiamo con noi tutte le volte che rientriamo in casa, anche se siamo stati via per pochissimi minuti, ci faranno sentire veramente importanti. Sempre. Per tutta la vita che avremo la fortuna di passare insieme.
Grazie, Massimo (e Claudia).
E lunga vita a Nerino e Camillo, nelle foto qui sotto:
Non so se ci ho guadagnato, sicuramente rincoglionito non dico no, come cantava Battisti. Ma è un prezzo che pago volentieri. Grazie grazie grazie
RispondiEliminaMax
E' proprio così con questi amici a 4 zampe, condivido ogni tua parola e ... grazie anche da parte mia! ^_^
RispondiEliminaL'amore è inevitabile, per i nostri gatti, poi...
Eliminaa domani (vediamo di convincere Marisao adesso!!)
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notte felicemente felina