Proseguo con il mio viaggio tra i fotografi fermani che hanno preso parte alla scorsa edizione di "INTANTO".
Stavolta gioco (si può dire) in casa, per due ordini di ragioni:
Alessandro Miola è quasi un mio onomimo e oltretutto condivide con me la statura minuta. La fisiognomica (e l'onomastica) non bastano però a spiegare la mia istintiva simpatia per questo artista dell'immagine, raffinata e ironica allo stesso tempo.
Prima di ritrovarla al mercato coperto, avevo già visto la sua
"Personale" allo
Studio Ta, lo stesso che ha curato l'allestimento per il cinema Sala degli Artisti:
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Dettaglio dell'allestimento dello Studio Ta per il Cinema Sala degli Artisti
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In quel contesto, in mezzo a oggetti di design assai originali dal prevalente biancore, gli scatti di Alessandro risaltavano particolarmente. Sembravano anzi far parte dell'arredo naturale di quello spazio ricavato al piano terra di una palazzina del centro storico, in fondo a un cortiletto di quelli che appaiono all'improvviso dietro ai portoni pesanti di molte località italiane.
Al mercato coperto, invece, gli oggetti personalissimi del fotografo e cineoperatore Rai parevano bizzarre macchie di colore sovrapposte alle piastrelle giallo-nere della probabile ex macelleria.
Però, la camicia stazzonata, abbandonata nel lavandino forse usato dai tagliatori di quarti di bue per risciacquarsi dal sangue (!), ci stava veramente bene:
Sì, perché per Alessandro una personale è tale solo se riguarda
intimamente chi la concepisce. Ed è ben per questo che ciascuna fotografia ha mostrato un pezzetto del suo sé, dai calzini lunghi (i preferiti da un intellettualone come Corrado Augias) al cellulare demodè pure un po' schiantato:
Particolarmente divertente era lo scatto con le bollette probabilmente scadute (e il posacenere stracolmo di cicche. Ma quanto fumi??). Anche se, avendo come già detto una certa simpatia per il mio omonimo, mi auguro che il fatto che abbia chiuso il suo sito internet non stia a indicare che sta alla canna del gas... Alessandro, per cortesia: tranquillizzami.
D'altra parte, capita spesso che gli artisti più grandi siano in ristrettezze... l'importante è tenerle sotto controllo per poter continuare a lavorare.
Anche perché, quando il protagonista di questo disordinato post produce qualcosa, difficilmente passa inosservato. E' il caso degli scatti che hanno accompagnato (forse sarebbe più esatto dire esaltato?) le sculture di
Sandro Bartolacci, con il quale il Nostro ha potuto farsi conoscere pure fuori dai confini nazionali. Con quest'ultimo (ma non sarà che gli alessandri-sandri sono destinati a passare alla storia? megalomane che non sono altro) è stato tra l'altro ospitato al Padiglione Italia alla 54 esima edizione della Biennale di Venezia e al Palazzo delle Esposizioni Sala Nervi di Torino, in conclusione dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
E adesso? Chissà se i due artisti stanno producendo ancora qualcos'altro. Lo spero proprio, così potrò fotografarli insieme... al momento giusto.
Ed eccovi, dunque, un ritratto di Alessandro, alla fine mai utilizzato per il mio lavoro per ITAca (ebbene sì, Ale, non sei entrato nelle venti storie, come avevo pensato all'inizio...):
Ed eccovi nuovamente il fotografo mentre allestisce il suo spazio a Intanto (in uno scatto c'è anche l'immancabile Bibi Iacopini):
Dimenticavo un dettaglio sulla tecnica utilizzata da Alessandro: niente photoshop per i suoi scatti, ma solo retroilluminazione (fortissima) degli oggetti disposti su fogli bianchi in maniera tale da annullare del tutto le ombre e da far sembrare che li avesse ritagliati in post produzione:
La controprova? Ho provato a riprodurre la sua tecnica usando i miei (innumerevoli) occhiali, invano... e d'altra parte, oltre alle analogie ci saranno anche un po' di differenze tra noi, o no?
Ad Alessandro Miola il mio più grande in bocca al lupo. Per tutto.