lunedì 25 giugno 2012

Ideazione felice... grazie alla cucina di Daniele!

Il momento clou della terza giornata trascorsa con Daniele Cinciripini, Demetrio Mancini e i superstiti di Print Yourself, il workshop sull'autoproduzione del libro fotografico arrivato quasi alla conclusione, è stata la tappa nella cucina del nostro mentore sambenedettese, reduce da varie, intensissime, esperienze. Tracce del karma felice, personale e professionale, che sta accompagnando l'artista (ebbene sì) marchigiano (ma con un'infanzia abruzzese: buon sangue non mente...) erano evidenti nelle ciotoline ricolme di cereali, nel piatto di ciliegie che poi ci ha offerto e da altri piccoli dettagli della distesa colazione che aveva consumato al mattino. La luce del tardo pomeriggio, poi, tingeva d'oro un po' tutto, comprese le nostre facce inconsciamente ben disposte a non andarsene mai più. Dovevamo in effetti trattenerci appena un po', giusto il necessario per visionare il libro di William Klein su New York, allo scopo di constatarne tutti insieme l'impaginazione ardita, e invece siamo rimasti in piedi, attorno al tavolo con gli avanzi della colazione, per un tempo senza tempo. Giusto alla fine, è venuta fuori un'informazione che non avevo colto durante le ore precedenti e cioè che chi riesce a terminare il proprio lavoro, giungendo alla realizzazione di almeno una copia del libro fotografico nato dai quattro incontri del workshop, potrebbe partecipare a una mostra collettiva. Un dettaglio davvero fondamentale, direi, non tanto perché sia convinta della (per ora solo immaginaria) validità di "Che gatti" (il titolo prescelto per il mio libro) quanto perché saperlo mi dà la spinta per portarlo a termine, qualunque sia il risultato finale.
E quindi grazie, Daniele, per averci accolto nella tua bella casa: sono convinta che un po' della felicità che vi circola si trasmetta anche ai tuoi (vostri) ospiti temporanei.
E ora: sotto con la fase finale di ideazione. Non dico di più in merito perché devo pensarci su un po' meglio.
Per ora vi lascio con qualche scatto che Catia Panciera (grazie mille, carissima!) ha fatto con la mia Nikon alla sottoscritta mentre guardavo con Daniele le foto del mio lavoro, permettendogli di ridurle di almeno la metà (com'è giusto che sia):






Nell'ultima foto si vede anche la copertina delle stra-viste (da me!) Minime storie, che ho portato in sola visione (ahimè) non avendo altre copie... che mi sono arrivate giusto stamattina!
E d'altra parte, comincio a non poterne più di vedermelo intorno... è tempo di passare ad altro.
Perciò avanti e, come sempre, ad maiora!

lunedì 18 giugno 2012

Lestrigoni e Ciclopi sulla via per Itaca? Levatevi di torno

Chissà se è vero che Giovanni Marrozzini smetterà di fare il fotografo di professione.
Personalmente, non ci credo e in ogni caso gli auguro innanzitutto di staccare per un po' (anche un bel po', se necessario) prima di pronunciare altre frasi così. Perché, diciamolo: chi l'ha conosciuto anche solo superficialmente (come la sottoscritta) intuisce che un tipo così appassionato difficilmente potrà mai cessare di dare il massimo in tutto ciò che farà. Foss'anche "solo" il padre.
In ogni caso, il viaggio alla ricerca della sua Itaca si è ufficialmente concluso lo scorso fine settimana, in un mare di folla e di ovazioni che neanche ai concerti rock.
Purtroppo non sono riuscita a godermi la sua mostra con la dovuta attenzione (alle inaugurazioni è sempre così ed è ben per questo che in genere le diserto). E non so neanche se riuscirò a tornarci prima che chiuda, il prossimo 9 settembre.
Potendo, ci riandrei di corsa già domani, sia per la bellezza dei luoghi che circondano il Centro italiano della fotografia d'autore di Bibbiena, un piccolo borgo in provincia d'Arezzo, sia per il valore dell'allestimento dedicato all'intenso viaggio in Italia a bordo di un camper, compiuto da Giovanni e Matteo Fulimeni, un giovane scrittore di Porto Sant'Elpidio che mi ha piacevolmente intrattenuta, all'ora dell'aperitivo, conclusa la presentazione rituale del loro progetto di foto & racconti, sul suo recentissimo ritrovamento: una Olivetti 33, sulla quale copia pezzi immortali di letteratura, così, per distrarsi dagli studi.
Fortunatamente, ho acquistato il catalogo, comprensivo di una selezione dei lavori delle persone che hanno preso parte ai workshop condotti da Giovanni in molte parti d'Italia. Tra i frequentanti di Fermo c'ero anch'io e devo ammettere di aver gongolato un pochino (poco poco, giuro) vedendo il pannello con una selezione delle mie Minime Storie.
Al di là dei massaggini egotici che comunque ogni tanto ci vogliono, sono davvero felice di aver vissuto, pur se marginalmente, un'esperienza così densa, di voci, di belle facce, di discorsi finalmente interessanti.
Ognuno di noi ha la sua personale Itaca da raggiungere e non sempre possiamo ricacciare indietro Lestrigoni e Ciclopi, soprattutto se, come dice il poeta Costantino Kafavis, questi tizi si annidano nella nostra testa.
Ogni tanto, poi, anche quando pensiamo di averli sconfitti, i demoni demotivanti (un'assonanza voluta!) ci riprovano fiaccandoci.
Ma gente dalla "coccia" dura come me si piega (finora) ma non si spezza.
Perciò avanti così.

Vi lascio con le immagini del mio pannello (!) e con un video sui passaggi salienti della due giorni di Bibbiena:



Il bipede Paolo guarda concentrato le Minime Storie in mostra...

Dopo il matrimonio, Oggi niente scuola,
Troppo sensibile e Nobiltà pop in mostra al Cifa di Bibbiena

Ed eccovi il video (assolutamente autoprodotto: non so perché, ma nei titoli di coda mi ha troncato due parole. Portate pazienza...):






venerdì 15 giugno 2012

Fabrizio Zeppilli e la memoria... in fotografia

Per chi bazzica Fermo in occasione di qualche evento, dalla sfilata per l'Assunta, il 15 agosto, alla parata per il 4 novembre, è impossibile non far caso a un uomo un po' tondo, con occhiali e barba brizzolata impegnato a scattare come un matto, semi-nascosto dalla falda del suo largo cappello marrone.
Sto parlando di Fabrizio Zeppilli, navigato fotoreporter del Resto del Carlino, dotato di un sorriso sornione e di uno sguardo da falco. All'apparenza, sembra infatti che non stia davvero osservando la scena che ha deciso di immortalare e anche quando gli rivolgi la parola, dà sempre l'idea che sia lì quasi per caso. Tutto falso. Zeppilli SA, Zeppilli STUDIA, Zeppilli DOMINA la scena e scatta al momento giusto.
Me ne sono resa conto con chiarezza, dopo aver visto le fotografie che ha esposto lo scorso inverno all'ex mercato coperto. Quelle dedicate alla piazza, in particolare, restituiscono la placidità di qualche sabato o domenica mattina, le uniche giornate in cui, durante l'inverno, il centro storico si ripopola almeno un po'. In basso un primo ritratto del fotografo e i suoi scatti dedicati a due habituè di piazza, Vito e Rosalba, con i rispettivi compagni a quattrozampe:




Ancora di più mi hanno però colpito gli scatti in bianco e nero sul paesaggio, la dolce e crudele insieme distesa di colline che ho la fortuna di ammirare tutti i giorni dalle finestre di casa mia.
Preparandomi a scrivere questo breve post di presentazione, ho peraltro scoperto l'esistenza del sito internet di Fabrizio (linkato all'inizio), il cui motto è, di certo non a caso, "Fotografia è memoria". Sfogliandolo (metaforicamente), ho potuto apprezzare la sistematicità con la quale il fotografo ha organizzato i luoghi e i mesi dei suoi scatti, ritrovandovi anche quelli che ha esposto a "Intanto", comprensivi degli altrettanto evocativi testi del giornalista e scrittore (mio cognato... si resta in famiglia, ebbene sì!) Massimo Del Papa:



Che altro dire? Ah ecco: è stato proprio Zeppilli a suggerirmi una delle inquadrature del mio lavoro per il progetto ITAca. Mi riferisco al ritratto di Bibi Iacopini dal "balcone" di piazza del Popolo, usato per davvero - l'ho saputo giusto qualche giorno fa, alla presentazione del libro e dvd sul poeta Alvaro Valentini, cui, naturalmente, era presente anche il reporter con il suo immancabile copricapo - proprio per concionare le folle.
Approfitto quindi di queste righe per ringraziarlo ufficialmente. E mi riprometto, al mio ritorno da Bibbiena, luogo nel quale sto per recarmi proprio questo fine settimana, per la presentazione del lavoro di Giovanni Marrozzini e dei partecipanti ai suoi workshop selezionati per una pubblicazione ad hoc (che non vedo l'ora di vedere...), di passare dal Fotocineclub di Fermo, la seconda casa di Fabrizio e di molti altri fotografi locali che hanno fatto la storia (e continuano a farla) della fotografia nazionale.
Vi lascio con altri scatti rubati a Zeppilli, nei vari momenti in cui ho avuto occasione di incrociarlo nei freddi giorni dell'allestimento collettivo all'ex mercato coperto:





Concludo con una raccomandazione pronunciata dal Nostro, che suonava più o meno così: mai cestinare le foto, un giorno o l'altro potrebbero servirci. Hai proprio ragione: chi avrebbe mai pensato che mi sarei messa a scrivere degli artisti di Intanto mentre scattavo in quei giorni?
Quindi, doppio grazie. E alla prossima!

sabato 9 giugno 2012

Alessandro Miola e la fotografia personale. Anzi, intima!

Proseguo con il mio viaggio tra i fotografi fermani che hanno preso parte alla scorsa edizione di "INTANTO".
Stavolta gioco (si può dire) in casa, per due ordini di ragioni: Alessandro Miola è quasi un mio onomimo e oltretutto condivide con me la statura minuta. La fisiognomica (e l'onomastica) non bastano però a spiegare la mia istintiva simpatia per questo artista dell'immagine, raffinata e ironica allo stesso tempo.
Prima di ritrovarla al mercato coperto, avevo già visto la sua "Personale" allo Studio Ta, lo stesso che ha curato  l'allestimento per il cinema Sala degli Artisti:

Dettaglio dell'allestimento dello Studio Ta per il Cinema Sala degli Artisti
In quel contesto, in mezzo a oggetti di design assai originali dal prevalente biancore, gli scatti di Alessandro risaltavano particolarmente. Sembravano anzi far parte dell'arredo naturale di quello spazio ricavato al piano terra di una palazzina del centro storico, in fondo a un cortiletto di quelli che appaiono all'improvviso dietro ai portoni pesanti di molte località italiane.
Al mercato coperto, invece, gli oggetti personalissimi del fotografo e cineoperatore Rai parevano bizzarre macchie di colore sovrapposte alle piastrelle giallo-nere della probabile ex macelleria.
Però, la camicia stazzonata, abbandonata nel lavandino forse usato dai tagliatori di quarti di bue per risciacquarsi dal sangue (!), ci stava veramente bene:




Sì, perché per Alessandro una personale è tale solo se riguarda intimamente chi la concepisce. Ed è ben per questo che ciascuna fotografia ha mostrato un pezzetto del suo sé, dai calzini lunghi (i preferiti da un intellettualone come Corrado Augias) al cellulare demodè pure un po' schiantato:





Particolarmente divertente era lo scatto con le bollette probabilmente scadute (e il posacenere stracolmo di cicche. Ma quanto fumi??). Anche se, avendo come già detto una certa simpatia per il mio omonimo, mi auguro che il fatto che abbia chiuso il suo sito internet non stia a indicare che sta alla canna del gas... Alessandro, per cortesia: tranquillizzami.
D'altra parte, capita spesso che gli artisti più grandi siano in ristrettezze... l'importante è tenerle sotto controllo per poter continuare a lavorare.
Anche perché, quando il protagonista di questo disordinato post produce qualcosa, difficilmente passa inosservato. E' il caso degli scatti che hanno accompagnato (forse sarebbe più esatto dire esaltato?) le sculture di Sandro Bartolacci, con il quale il Nostro ha potuto farsi conoscere pure fuori dai confini nazionali. Con quest'ultimo (ma non sarà che gli alessandri-sandri sono destinati a passare alla storia? megalomane che non sono altro) è stato tra l'altro ospitato al Padiglione Italia alla 54 esima edizione della Biennale di Venezia e al Palazzo delle Esposizioni Sala Nervi di Torino, in conclusione dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
E adesso? Chissà se i due artisti stanno producendo ancora qualcos'altro. Lo spero proprio, così potrò fotografarli insieme... al momento giusto.
Ed eccovi, dunque, un ritratto di Alessandro, alla fine mai utilizzato per il mio lavoro per ITAca (ebbene sì, Ale, non sei entrato nelle venti storie, come avevo pensato all'inizio...):



Ed eccovi nuovamente il fotografo mentre allestisce il suo spazio a Intanto (in uno scatto c'è anche l'immancabile Bibi Iacopini):





Dimenticavo un dettaglio sulla tecnica utilizzata da Alessandro: niente photoshop per i suoi scatti, ma solo retroilluminazione (fortissima) degli oggetti disposti su fogli bianchi in maniera tale da annullare del tutto le ombre e da far sembrare che li avesse ritagliati in post produzione:


La controprova? Ho provato a riprodurre la sua tecnica usando i miei (innumerevoli) occhiali, invano... e d'altra parte, oltre alle analogie ci saranno anche un po' di differenze tra noi, o no?
Ad Alessandro Miola il mio più grande in bocca al lupo. Per tutto.

lunedì 4 giugno 2012

Ennio Brilli, fotoreporter con il cuore tra gli ultimi

Ho fotografato più volte Ennio Brilli mentre allestiva silenziosamente il suo stand a "Intanto", senza scambiarci direttamente neanche una parola. Ero intimorita dal suo atteggiamento composto e concentrato e non volevo assolutamente disturbarlo. Durante il lungo mese trascorso nel freddo-umido ex mercato coperto ho poi avuto modo di soffermarmi con tutta calma sulle fotografie appese lungo le pareti del suo spazio e sul tavolo ricavato da una sorta di abbeveratoio.
E in effetti, chi abbia incrociato i propri occhi con quelli dei bambini etiopi che hanno partecipato al laboratorio di teatro promosso dalla Comunità volontari per il mondo (CVM), dai Teatri del Mondo di Porto Sant'Elpidio e dal Teatro Verde di Roma, si è letteralmente rigenerato sorbendo un metaforico nettare fatto di energia, vitalità e freschezza. Gli scatti rappresentano infatti vari momenti delle prove dello spettacolo intitolato "Hansel, Gretel e altre storie", messo in scena dai ragazzini del Paese africano, sollecitati a usare la creatività per sottrarsi a esistenze altrimenti molto difficili. 
I giovani attori, in maggioranza orfani e poverissimi, vivono per strada, con tutto ciò che ne consegue in termini di umiliazioni fisiche e psicologiche, dalle quali, molto probabilmente, si saranno sentiti affrancati proprio durante le ore trascorse a provare e riprovare le loro parti. 
C'è il rischio, certo, che i benefici di quelle magnifiche giornate si perdano una volta spente le luci del palcoscenico ed è - presumo - anche per tenere desta la speranza dei piccoli protagonisti e insieme per scuotere noi occidentali dalla nostra abituale smemoratezza nei confronti del resto del mondo che Ennio Brilli ha scattato le sue intense fotografie esposte lo scorso inverno. 
Oltre alle immagini, il fotografo ha girato anche un documentario che sta finendo di montare proprio in questo periodo, dal momento che la sua presentazione ufficiale è prevista per la serata inaugurale del Festival internazionale del teatro ragazzi, un importante appuntamento promosso da molti anni dai Teatri del mondo di Porto Sant'Elpidio. 
Su Youtube è possibile guardarne un'anteprima, ma di seguito copio e incollo le parole pronunciate direttamente da Brilli sul contenuto del suo lavoro:


"Il video racconta storie vere di persone vere che in qualche modo si intrecciano con il tema del laboratorio, che è una libera interpretazione "africana" della favola di Hansel e Gretel dei fratelli Grimm. Racconterò due storie di due bar workers, cameriere e prostitute in un bar, 15 e 18 anni. Poi le storie di un ragazzo di 12 anni, orfano di entrambi i genitori che vive con la nonna, e di una ragazza, 18 anni, orfana anche lei e sieropositiva dalla nascita".


Gli ultimi due ragazzi - prosegue il fotografo - hanno partecipato al laboratorio. Nel suo documentario compariranno anche un ex ragazzo di strada che ora è diventato infermiere nell'ospedale locale e di una ragazza, prima sulla strada, ora divenuta la responsabile dell'associazione di ragazzi orfani che ha dato vita al laboratorio teatrale.
Quasi tutti hanno recitato nella piéce, esprimendosi direttamente nella loro lingua, l'amharico. Una scelta faticosa per i non-locali (gli stranieri venuti dall'Italia!) che avrà reso di sicuro ancora più unico tutto il progetto.
Ed eccovi, infine, gli scatti rubati a Ennio Brilli nei giorni dell'allestimento a Fermo:



Ennio Brilli con Renè Santiloni, di spalle






Ed eccovi un suo autoritratto:


Una volta ultimato il lavoro sui ragazzi etiopi (ai quali auguro veramente di cuore il miglior futuro possibile), e forse dopo un periodo di (meritato) riposo, in settembre Ennio volerà in Brasile per documentare e valorizzare altre storie di giovani vite di strada e non solo.
Prima del documentario di metà luglio e della nuova avventura sudamericana, sarà però possibile conoscere il fotografo fermano e il suo lavoro durante le Giornate di fotografia, previste dal 22 al 24 giugno a Morro d'Alba (An), a pochi chilometri da Senigallia.
In particolare, Brilli sarà presente il 24, a partire dalle 10, alla tavola rotonda finale sulla fotografia nelle Marche, ma soprattutto, se ne potranno ammirare gli scatti nella mostra intitolata "Hulachenem. La strada verso la speranza", realizzati qui e là in Africa, nei luoghi in cui opera il Cvm.
Questo è quanto, almeno per il momento.
Spero però di avere altre occasioni per riparlarne... e per parlare direttamente con lui (a differenza dello scorso inverno!), per farmi raccontare dalla sua viva voce più dettagli possibili sul suo affascinante mestiere.
Alla prossima!