Che fine avrà fatto l'ambulante della frutta che lavorava al mercato coperto di Fermo nei tempi d'oro della sua storia? Il primo ritratto sotto riportato fa parte degli scatti realizzati da
Piero Properzi, un fotografo scomparso poco prima che si aprisse
la seconda edizione di Intanto. Purtroppo non ne ho una di insieme, ma ricordo che erano stati presi tutti nello spazio un tempo deputato ai commerci alimentari della cittadina, e restituivano perfettamente l'atmosfera di un'epoca insieme povera e gloriosa difficilmente replicabile nel presente.
Sul filo della nostalgia si muove anche il pannello curato da
Giocondo Rongoni e
Antonio Zappalà, dedicato agli antichi mestieri una volta praticati nel centro di Fermo. Sto parlando della foto d'insieme appena sotto il volto dell'ambulante.
Molto più di recente, invece, è stata scattata la terza fotografia dall'alto: protagonista il
gatto Bibì (di qui l'omaggio al suo quasi omonimo organizzatore di Intanto, in una posa poco poco costruita mentre indica con le sue forbici personali la fotografia), appartenente al giovane fotografo di nome
Lorenzo Trentuno, un tipetto dai modi molto inglesi che mi ha guardato con un certo fastidio mentre lo bersagliavo con l'ennesimo click (lo trovate più sotto con indosso una giacca grigia morbidamente imbottita).
Allo stile retrò di Lorenzo fanno da contralto i gabbiani ritoccati di
Dario Cingolani e le foto altamente concettuali e non riproducibili di
Pietro Vitale (ritratto di spalle, davanti alla sua opera in rosso).
Si somigliano (o comunque io li associo), poi, i soggetti esposti da
Carlo Berbellini, spesso avvistato con la sua fotocamera ai concerti, e da
Stefano Marziali, un tantino meno fotogiornalistico del primo. In entrambi i casi, si coglie la passione per un'arte sempre viva e rinnovabile, nonostante l'ubriacatura costante di immagini in cui siamo immersi.
Apprezzabile, ancora, il desiderio di rinverdire la memoria della città di Fermo, testimoniato dalle fotografie di
Mario Maroni, recuperate per caso dal suo archivio personale. Si tratta di alcuni scatti catturati durante gli allenamenti di ginnastica nella palestra del Coni, una trentina d'anni fa circa, nella stessa sala in cui alcune di quelle bambine oggi divenute signore fanno la loro ora di aerobica-step... tra queste ci sono anch'io, che però sono arrivata a Fermo solo otto anni fa.
Tuttora incantata dal sorriso di
Cinzia Alberti, giovane fotografa con i capelli ricci ritratta accanto al suo papà, ripropongo anche le ulteriori bellissime e commoventi fotografie dello scomparso
Piero Properzi, montate sul pannello da
Sara Pagliaretta, in maglioncino viola, accompagnata dalla sua simpatica amica con sigaretta appesa tra le labbra.
Resta infine il grande scatto solitario, un po' onirico un po' pubblicitario di
Federico Giampieri, che purtroppo non ho incontrato mai di persona.
Nel complesso, la fotografia resta l'arte più gettonata tra i partecipanti di Intanto, a mio giudizio per varie ragioni. La più importante? La capacità di raccontare noi, ciò che siamo e ciò che siamo stati, con un semplice click, a prescindere dalla nostra perizia tecnica.
Con questo non sto dicendo che gli autori che hanno partecipato alla collettiva natalizia non siano capaci di fare foto (dovrei inserirmici anch'io, visto che c'era anche il mio pannello!). Sto soltanto affermando che non esiste disciplina creativa con altrettante, estesissime, potenzialità espressive della fotografia.
Ed è ben per questo che, personalmente, continuerò a scattare. A futura gloria!
Ai fotografi di Intanto, compresi quelli già tratteggiati nei precedenti post, il mio grazie più sentito.