Grazie all'esperienza di fotografa/custode a Intanto 2011/12, ho cominciato a interessarmi (ma forse sarebbe più esatto dire a re-interessarmi, seppure da un'altra angolazione) all'arte.
In particolare, ho scoperto l'esistenza di svariate realtà dedite allo sviluppo dei propri talenti creativi, animate spesso da una passione fuori dal comune che permette in molti casi di superare ostacoli economici, burocratici e aggiungerei pure psicologici. Se fosse per la società in cui viviamo, detto in altri termini, l'arte non dovrebbe più esistere. E invece, per fortuna, si rinnova continuamente, usando canali antichi e moderni.
Grazie al più famoso social network, per esempio, sono venuta a scoprire dell'esistenza del Museo Pietraia dei Poeti, disposto su una una collina porosa a pochi chilometri da San Benedetto del Tronto. Non so come né quando, me lo sono ritrovato tra i miei "amici" ed è stato così che ho conosciuto l'ultima creatura promossa dall'affascinante museo all'aria aperta di Contrada Barattelle: sto parlando della Casa del Vento, in piazza Bice Piacentini, nella parte vecchia di San Benedetto del Tronto, un luogo che mi ha subito colpito per il nome fortemente evocativo.
All'interno della vecchia abitazione, si trova una selezione delle opere di Marcello Sgattoni, lo scultore-contadino che ha permesso la nascita della Pietraia dei Poeti, sorta proprio sul terreno che coltiva e modella da molti anni.
Mentre visitavo le stanze spogliate degli arredi ma non dello spirito dei tempi in cui vi vivevano famiglie immagino non abbienti, mi sono sentita assalire anche da una certa inquietudine. I volti ricavati dai legni rubati al camino o ad altro destino lasciano volutamente trasparire tutta la disperazione umana per una vita spesso priva di senso eppure così bisognosa di risposte, di consolazione, di speranza. Sgattoni l'ha trovata in Cristo, molto diverso dal Dio del Vecchio Testamento altero e distante. Sentendolo parlare nel video di una ventina d'anni fa riproposto dagli allestitori del museo, mi sono fatta l'idea che la sua religiosità scaturisca dalla lucida presa di coscienza della nostra finitudine, riscattabile solo da un'aldilà pieno di gioia eterna. Un luogo che Gesù ci ha fatto vedere risorgendo dalla Croce. Al contempo, però, l'artista sambenedettese vive nel mondo, di più, a stretto contatto con la terra, gli animali, gli odori e i rumori. E con le donne, simbolo per antonomasia della fecondità e del mistero della vita, celebrate con i loro seni turgidi o nelle frequenti rivisitazioni da parte dell'artista di varie madonne con bambino.
Sarà per questo motivo, forse, che le sue opere parlano anche a chi non crede nella vita dopo la morte, eppure vaga, a volte con disperazione immensa, alla ricerca di un senso per i propri giorni.
Sia come sia, lascio l'ultima parola ai miei pochi scatti:
Gli ambienti erano molto scuri e mi sarebbe servito un cavalletto o una luce aggiuntiva.
Dopo aver messo le mani avanti, spero comunque di aver incuriosito chi capiterà da queste parti.
La Casa del Vento era aperta in quei giorni in concomitanza con i festeggiamenti del Santo Patrono della città.
Uscita da lì, sono entrata un attimo nella chiesa che ospita la statua di San Benedetto martire, pochi minuti prima che arrivasse il prete a serrare l'uscita:
Ho grande rispetto per la religiosità popolare, perciò ho scattato a debita distanza.
Riporto la foto qui giusto per chiudere il discorso sullo spirito che aleggia nelle opere di Marcello Sgattoni.
Sta a voi, adesso, andarlo a scoprire!
uno dei tanti ,tantissimi, vantaggi dei blog: scoprire artisti che altrimenti sarebbero sfuggiti alla conoscenza. trovo davvero molto intense le sculture che hai fotografato. grazie, paolo
RispondiEliminaCaro Paolo,
Eliminagrazie della visita e del commento. Ho in effetti deciso proprio in questi giorni di allargare un po' lo sguardo di questa parte del blog originariamente destinata solo agli artisti che hanno preso parte alla collettiva di Fermo. Mi sono infatti resa conto che altrimenti avrei rischiato di ignorare personaggi e realtà davvero molto interessanti. E visto che tutto ciò è fatto per puro spirito di condivisione sarebbe stato un vero peccato.
A rileggerci, buone ore
(molto interessante la riflessione su Severino e la techne: potrei prenderne spunto per un futuro post su madamatap... tra un po'!)