giovedì 19 gennaio 2012

Dalla delusione alla riscossa

Alla fine, proprio quando pensavo che il mio lavoro fosse in discesa, si sono verificati una serie di contrattempi un po' deludenti. Pazienza. Non tutto può andare sempre come vorremmo e già mi sembra un miracolo di essere arrivata alla dodicesima "Minima storia" senza incontrare ostacoli.
Del primo NO ricevuto dalle Sorelle Tettamanzi ho già parlato. Non mi aspettavo, però, che il sì del camminatore si trasformasse in un NI, che per me equivale a un no. Ho anche provato a insistere (richiamandolo ben due volte), ma direi che può bastare.  
Nel frattempo, ho preso altre strade, compresa l'ultima, già programmata, davvero stimolante. 
Nel palazzo in cui vivo, abitava Luigi Crocenzi, uno dei più significativi esponenti del racconto fotografico per immagini e parole. La scoperta della sua esistenza, unita alla straordinaria coincidenza di essere venuta a vivere nello stabile oggi di proprietà dei suoi eredi, risale a oltre un anno fa e non posso escludere di aver concepito il mio progetto proprio per questa ragione. 
Scrivo così perché si tratta di un condizionamento non del tutto conscio: da sempre amo la fotografia di reportage, da sempre mi affascinano i volti delle persone comuni e i dettagli. Forse, siamo venuti ad abitare qui proprio perché potessi esplicitare la mia poetica, se di ciò si tratta. Qualcosa mi dice, tra l'altro, che non resteremo a lungo in questo angolo del centro storico e forse in questo paese.
Prima di andarmene, insomma, avevo una missione, magari piccola, magari destinata a essere nota a una ristrettissima cerchia di amici, ma dovevo compierla.
Dò troppa importanza ai segni? Può essere. Resta il fatto che solo quando mi lascio assorbire del tutto da un progetto, riesco a sentirlo veramente mio. 
E quindi: mentre attendo di sapere dal tutor che cosa ne pensa delle storie Tredici, Quattordici e Quindici, mi preparo ad affrontare l'ultima, la ventesima... E le altre quattro? Ci sto lavorando, figuriamoci.
Tra poco ho un appuntamento, o almeno lo spero; nel pomeriggio ne ho un altro. Per fissare quello ulteriore, devo fare una telefonata (l'ho rimandata fin troppo, accidenti a me!) e per la diciannovesima ho bisogno di ispirazione spirituale... o demoniaca, chissà!
Insomma: ce la farò, ce la devo fare, assolutamente, a finire il lavoro entro giovedì prossimo. Solo così, infatti, Silvano Bicocchi avrà il tempo necessario per aiutarmi a tirare le fila e a sistemare foto e testi.
E poi? Come ho scritto nel testo sotto la foto in alto, mica si può prevedere tutto?
Vi lascio con alcuni scatti di questi giorni:








Il palazzo con le auto davanti, ai tempi di Luigi Crocenzi, era al civico numero dieci. Lo attesta una cartolina (pubblicata su un catalogo di una mostra dedicata alla fotografia negli anni del Neorealismo, organizzata a Fermo lo scorso anno) che l'intellettuale fermano scrisse a suo padre nel 1950, ai tempi in cui frequentava ancora Elio Vittorini. Con lui realizzò la prima edizione di "Conversazione in Sicilia", illustrata (e qui stava il problema!) dalle sue fotografie.
Per Crocenzi, la foto era molto di più di una semplice appendice al testo scritto. Come lui cominciarono a pensarla molti giovani fotografi, compreso Mario Giacomelli, che Crocenzi ebbe il merito di lanciare.
Da allora, molte cose sono cambiate. 
Immortale è, invece, la ricerca di senso del nostro vivere, con immagini, parole o quant'altro sia disponibile a noi essere mortali.

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