martedì 24 gennaio 2012

Riassumendo: gli ultimi scatti... meno due!

In una settimana ho lavorato come una matta, compreso il fine settimana conclusivo a "INTANTO", la mostra collettiva all'ex mercato coperto che mi ha aperto le porte (letteralmente) su angoli di Fermo che non immaginavo nemmeno. E chissà che, una volta consegnato il progetto concepito per Itaca, questo spazio non mi serva per mostrarli al resto del mondo. Vedremo.
Qui riassumo, il più possibile, le ultime scoperte.
Parto dai cambiamenti: ho fatto fuori (un po' obtorto collo, ma fa niente) il camminatore e ho inserito altri protagonisti, compresa una seconda statua che mi ha sempre messo una certa inquietudine.
Si tratta di San Savino, il protettore di Fermo, realizzata in bronzo. Le intemperie e il tempo hanno accentuato le spaccature sulle mani, quella che regge il pastorale e l'altra, rivolta verso l'altissimo. Il risultato? A me mette paura. Sembrano ossa appena ricoperte dalla pelle, come capita a molti centenari. Man mano che si passa il proprio tempo sulla terra, insomma, si diventa sempre più simili al nostro scheletro.
Prima di lui, ho scattato qualche foto a Carla, la mia edicolante, che si è dimostrata di una gentilezza veramente sorprendente. Perché ho deciso che poteva andar bene per una delle mie storie? Semplice: ha tagliato i capelli e così è tornata fuori la sua espressione burbera, accentuata dalle sopracciglia molto arcuate, sfoltite sicuramente da mani esperte (magari proprio le sue: è sempre truccata alla perfezione, nonostante il suo aspetto un po' mascolino).
Poi ho beccato Diana (finalmente!), una donna complessa, insieme dura e dolce, a mio avviso dotata di un cervello fuori dal comune. Sono sicura che se ci chiacchierassi più spesso, potrebbe raccontarmi storie affascinanti, torbide, misteriose e poetiche. Cercherò di non perderla di vista, qualunque cosa accada.
E che dire degli Astorri, i miei vicini di casa, quelli che abitano dietro il portone verde grande e squadrato? Più di una persona che mi ha accompagnato, ha fermato l'auto davanti a loro, dimenticando che il nostro, due numeri civici più giù, è tondeggiante. 
Mai avrei immaginato di ritrovarmi in un pezzo di storia, non solo di Fermo.
Anche la casa dei miei vicini, infatti, era parte dei possedimenti della famiglia nobile dei Colli, per un periodo incaricati dal vescovo di battere moneta papale, nella zecca collocata nelle cantine del mio palazzo e del loro. 
Sembra però che fossero degli imbroglioni o almeno in questo modo vennero additati dalla curia quando persero la licenza. Costretti a vendere i loro beni alla diocesi, il palazzo oggi di proprietà degli Astorri andò alla diocesi che la rivendette ai miei vicini negli anni Sessanta. Fino ad allora la zecca era rimasta murata. Sennonché la signora Astorri (una quasi mia omonima di origini assai più elevate delle mie) spinse il marito ad abbattere quella strana parete che suonava a vuoto.
Prima di scattare le foto in giardino, il signor Astorri ha voluto mostrarmi l'angolo rimasto segreto per molti anni, forse secoli. In fondo a una scalinata ripidissima, mi sono trovata davanti una stanza rotonda con volta a cupola e sfiatatoio sulla sommità. Sono rimasta senza parole. Si trattava di un mitreo, ossia un tempio dedicato al dio Mitra, venerato ancora in epoca romana. Al posto del lungo tavolo di legno scuro disposto dagli attuali proprietari  verso sinistra, dando le spalle alla scalinata d'accesso, doveva esserci l'altare sacrificale. Al posto della porta di accesso al giardino situata di fronte, invece, c'era la via di fuga verso il fiume, nel quale confluiva l'acqua utilizzata per spegnere il fuoco e per lavare l'altare.
Ho avuto un sottile brivido, lo confesso. Ho chiesto se l'abbiano mai fatto vedere ad esperti di antichità e mister Astorri mi ha risposto di sì. Solo che, per carità, non vuole gente tra i piedi, quindi, ha chiesto alla Soprintendenza di tenerselo per sé. Beh, adesso lo so anch'io, ma in effetti non credo che corra pericoli!
Infine, stamattina sono entrata nel giardino di Villa Vinci: meraviglioso è dire poco. Ho chiacchierato (e fotografato) anche i custodi, una coppia molto anziana che abita in quella che un tempo era la biblioteca della villa.
Non esporrò lo scatto che li riguarda, bensì uno del giardino, oppure un dettaglio. Prima, però, voglio dormirci su: ho constatato che la scelta mi viene molto più facile se lascio sedimentare un po' le immagini considerate da me le migliori. Mi è capitato di cambiarne qualcuna all'ultimo momento, infatti. 
Dimenticavo l'ultima Minima Storia, realizzata, per l'appunto, con una foto che avevo già pubblicato qui, convinta che mi sarebbe servita solo come ambientazione. E invece, a sorpresa, ho seguito il suggerimento inconsapevole della mia amica Luciana e l'ho usata proprio per raccontare dell'indiano metropolitano, ancora, purtroppo, malato. E gravemente, da quel che ho capito.
Ho provato a cercarlo fino all'ultimo, chiedendo una mano a suo cugino, ma niente da fare. Mi dispiace veramente e continuo a sperare di reincontrarlo, prima o poi, in sella alla sua vespa nera. 
Insomma, sono quasi alla fine.
Mi mancano, in teoria, solo due scatti e due storie. 
Ma forse ne sostituisco una realizzata molto tempo fa. Confido solo che torni in fretta il bel tempo... 
Vi lascio con alcuni scatti che testimoniano il lavoro di questi giorni: 








L'ultima è dedicata a Renzo Renzi, il fondatore della Cineteca di Bologna, scomparso a fine 2004, che purtroppo non ho fatto in tempo a conoscere. Per fortuna, ho fatto amicizia con la sua Teresa Curtarello, "la vispa", che mi ha dato il consenso a fotografare il suo alloggio estivo, posto di fronte (e intorno!) alla mia cantina... Un compito che mi sono data proprio per domani mattina.
Alla prossima, percioò, per il nuovo resoconto!

2 commenti:

  1. sempre più affascinante questo tuo percorso fra la città e le biografie degli abitanti.
    i "valori" sono più vicini di quanto si tenda a pensare
    buon lavoro ancora
    paolo f

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  2. Grazie, Paolo. Ora mi aspetta il lavoro finale e l'invio dei file per posta... teniamo le dita incrociate!

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