La pausa natalizia stroncherebbe le velleità artistiche di chiunque (chissà che cosa ne avrebbe detto Picasso: lo cito non a caso, in onore della conversazione cui ho preso parte ieri, con modeste considerazioni e molto desiderio di imparare), ma per fortuna c'è chi è capace di riportarci sulla "diritta via" della creatività.
Sto parlando dell'uomo delle bombole, mani grosse da lavoratore e cervello più che fino. Nelle due volte che l'ho incontrato all'ex mercato coperto, alle prese con l'improbo compito di fornirci un po' di riscaldamento, ci ha incantati tutti con le sue frasi dense, perfette per la sceneggiatura di un film di Aki Kaurismaki.
"Vincè ha avuto a che fare con le valigie tutta la vita, eppure non ha mai fatto un viaggio, ci pensate?".
Noi zitti per lo stupore.
E poi ieri, parlando dello spazio che ospita la collettiva "INTANTO", ha chiosato: "Da dove una volta uscivano pezzi di carne, adesso escono frammenti d'arte". Tu lo dici, uomo delle bombole, con il tono giusto e le giuste pause. Accidenti che tipo che sei.
Torna a trovarci (anche perché, se non ci aiuti con quei malandati funghi, potresti ritrovarci stecchiti, prima o poi).
Grazie per il prezioso supporto: l'arte ha bisogno di calore, reale e metaforico.
Purtroppo, non ho una foto dell'uomo delle bombole. Compenso con il cartello affisso alla fermata della corriera per Roma, dedicato al grande Vincè de li pacchi, l'uomo delle valigie che non ha mai viaggiato:
La foto è parecchio sgranata, per la scarsa presenza di luce e per il fatto che l'ho scattata dalla corriera, qualche minuto prima di partire per la capitale.
Aspettavo però il momento giusto per usarla. Eccolo qui: grazie, uomo delle bombole. Grazie (ancora una volta), Vincè.
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