martedì 29 maggio 2012

Mario Dondero e l'omaggio (canterino) al Gatto Tigre

Sono molto legata a Mario Dondero per varie ragioni.
Innanzitutto, per l'indimenticabile primo incontro, risalente ormai a quasi due anni fa, avvenuto in un pomeriggio di inizio autunno molto dolce. Da quella esperienza ho tratto un'intervista, ma soprattutto la spinta morale, davvero formidabile, a riprendere con la mia antica passione, testimoniata da questo piccolo spazio.
All'appuntamento in piazza del Popolo concordato con il fotoreporter genovese-milanese ormai trapiantato a Fermo (tra un viaggio e l'altro. Ma come farà?), era seguito un thè consumato ai tavolini en plein air del bar Il capolinea, gli stessi che ho rivisto giusto una mezz'oretta fa, essendovi tornata apposta per chiedere quanto ancora durerà la mostra-omaggio al gatto Tigre, una creatura andata da poco ad arricchire l'empireo dei felini di tutte le epoche. Ho visto gli scatti di Mario, tuttora esposti sulle pareti del locale, già lo scorso inverno, in un'altra epica serata trascorsa stavolta all'interno. A renderla unica, quella volta c'era tutta la famiglia Vergari, al cui capostipite ho dedicato una delle mie Minime Storie (dovrò mostrargliela, prima o poi...) scaturita dall'intensità dei racconti di cui solo Gianfranco, mister Capolinea, può essere capace.
Da quel che ho saputo, la magia canterina da cui si fanno prendere, certe sere speciali, gli avventori di questo bar, si è ripetuta anche la sera dell'inaugurazione dell'allestimento dedicato a Tigre. Purtroppo, non ho potuto prendervi parte, ma m'immagino Mario che canta con la sua voce da crooner, sotto lo sguardo metà divertito metà imbarazzato di Laura Strappa, una donna davvero straordinaria.
Per fortuna, avevo già visto quelle foto, ammirandone la composizione, la luce e soprattutto il volto indolente e regale di questa creatura di strada, adottata dai gestori del bar e "prestata" a un loro comune amico, lo scrittore Sandro Olimpi, che non ho ancora avuto la fortuna di conoscere.
Ogni cosa al suo tempo: per il momento, mi accontento delle parole composte da quest'ultimo proprio in occasione della mostra sul magnifico gatto. Chi volesse assaporarle, tra uno scatto e l'altro di Mario (allietato magari da un buon bicchiere di prosecco!), non ha che da andare al Capolinea, che per chi non lo sapesse di trova appena fuori dall'arco d'ingresso a piazza del Popolo.
A me non resta che lasciarvi con gli scatti che avevo fatto lo scorso inverno (si tratta di classiche meta-foto: ossia di foto ad altre foto, di un livello assai diverso dal mio, aggiungerei!) e con qualcuno rubato alla mostra collettiva Intanto, nello spazio allestito da Dondero con la collaborazione della Sala degli Artisti, il cinema di Fermo che ospita alcuni scatti del fotoreporter nel proprio foyer.







In basso, eccovi Mario con il suo amico Umberto Bufalini, anche lui partecipante alla collettiva natalizia con le fotografie in bianco e nero visibili nella prima foto, nonché autore anche di quella che mi ritrae finalmente con lui:



Dalla mia espressione giuliva si capisce quanto fossi contenta di quest'abbraccio. Confermo: è proprio così...
E ora, chi può... tutti al bar!
Agli altri: alla prossima!

5 commenti:

  1. Ho cercato di inserire la testa ... ma dove? Mi perdo nei particolari, a volte ... crepe, piastrelle bianche, umidità, finestre basse e larghe. Spogliatoi seminterrati di una palestra. Luoghi zebrati, come il gatto tigre, le pareti di un luogo sano e il nero delle persone che chiazzano l'immagine.

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  2. ... ho dimenticato le stufe a gas, quelle a lampione, da tavolini di bar sulle piazze d'inverno. Un freddo tangibile, poco tangente, piuttosto pungente, direi ... smussato da un abbraccio, convesso, come due parentesi viste da destra )).
    La forza maschia piega (quasi) sempre le cose minime.

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  3. Bellissimi (ed ermetici) commenti.
    Non di palestra si tratta, bensì di un ex mercato coperto.
    Benché, in effetti, abbia accolto, sotto il periodo natalizio, artisti (navigati) come Mario e giovani più inesperti, accomunati tutti dal desiderio di allenarsi un po' agli sguardi a volte scrutatori ma più spesso svagati dei visitatori malcapitati (c'era un freddo pungente) desiderosi solo di raccogliersi sotto i pochi funghi a gas, usati questi sì nei bar all'aperto durante le stagioni respingenti.
    Grazie moltissimo per i tuoi commenti, Mariolino, chiunque tu sia!

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  4. interessante la biografie di marco dondero ... da parigi a fermo. dunque è vero che la provincia italiana, alla lunga, la vince

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    1. In verità MARIO D. è sempre in giro: a Fermo ci dorme ogni tanto :-)
      però penso anch'io che la provincia sia più vivibile.
      grazie del passaggio, carissimo, a rileggerti

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