Dice il mio tutor (a proposito: ho un tutor. Si chiama Silvano Bicocchi, mi sembra un tipo molto serio. Che onore per me!) che ho "uno spiccato linguaggio letterario".
Tradotto: stai attenta a non incartarti e datti una mossa a scattare qualche foto.
Ha ragione, perfettamente ragione.
Per il momento ho fatto pochissime foto e nessuna a persone. Confesso: ho un pizzico di paura all'idea di fermare perfetti sconosciuti e convincerli a farsi fotografare (gratis: su un modulo per la privacy si parla di accordo sul compenso per ogni singolo scatto. Giovanni mi ha giustamente consigliato di eliminarlo, altrimenti c'è il caso che qualcuno mi chieda dei soldi!). La mia ritrosia, però, è accresciuta da un altro, credo fondamentale, dubbio. Il tutor parla della differenza tra fare foto in libertà e farle dopo che si è acquisito una propria poetica.
Tutor, sta proprio qui il punto: ho alcune idee sui motivi che mi spingono a scattare e sui soggetti di mio interesse. Tuttavia non basta. Non mi basta.
Non vedo l'ora di sapere che cosa pensa del mio modo di scattare. Tutor, hai in mano quindici mie foto: che ne pensi?
Aspetto dritte con ansia... non troppa! Nel frattempo, fotografo un altro pezzo di ambientazione.
Ecco a voi via Mazzini:
... E come la guardano Bice e Nino (i quadrupedi di razza felina miei coinquilini) dall'alto:
La sovraesposizione è voluta...
questa stiria della privacy della immagine ammazzerà la fotografia. pensa se tutti i grandi fotografi del secolo scorso avessero avuto questi limiti!
RispondiEliminacomunque la prospettiva della strada è molto evocativa
e i due gatti in quella posizione sono straordinari
buoni scatti!
storia!
RispondiEliminaGrazie, caro Geniusloci :-)
RispondiEliminaComunque casa nostra è quella più in alto, quella specie di piano rialzato abusivo ante-litteram...
buone ore da lassù