domenica 9 ottobre 2011

Lo spazzino hippy e la resistenza

Erano mesi che non lo incontravo. Temevo infatti di doverlo depennare dall'elenco dei fotografabili.
E invece, ieri mattina, si è rimaterializzato, più o meno sul curvone che porta al duomo, intento a chiacchierare con un ometto con cane tarchiato al guinzaglio (mi pare anche lui un habituè, ma sinceramente non aveva attirato la mia attenzione. Vedremo nei mesi prossimi).
Ci ha salutato molto calorosamente. Che onore e che gran fortuna. A occhio, credo che non si sottrarrà al set fotografico (set, perché se uso la Pentax, sicuramente dovrò fargli più scatti: la messa a fuoco manuale è piuttosto problematica per una ciecata come me).
"Si va ancora, eh?", ci ha detto vedendoci armeggiare intorno alla vespa, nonostante le previsioni meteo infauste.
Ieri mattina, in verità, c'era un gran sole, niente faceva presagire il vertiginoso calo delle temperature delle ore successive.
"Resistenza", ha aggiunto mimando con  la mano una scritta da t-shirt, all'altezza del suo petto.
Sempre resistenza, caro spazzino hippy, e non solo per i giretti in vespa, ma in generale, toda la vida.
E speriamo che non sia stata un'apparizione angelica, di quelle che ti danno lo sprint per la giornata.
Speriamo che riappaia spesso.
Tra poco, anzi, vado a buttare bottiglie, cartoni e plastica negli appositi contenitori per il riciclo.
Sono posizionati in uno stretto corridoio subito sopra una siepe ben curata. In quella zona, lo spazzino hippy ha i suoi attrezzi da lavoro. Lì, mi ha detto una volta, se avesse potuto, ci avrebbe fatto lasciare la vespa durante la brutta stagione. Di solito è parcheggiata sulla via, coperta da un telo blu scuro. D'inverno, resta lì a prendersi pioggia, grandine e qualche volta neve. Con il vento, il telo rischia sempre di volare via.
Per questo motivo, un giorno che ci siamo incontrati, lo spazzino hippy e io, davanti ai cassonetti del riciclo, mi ha detto che sarebbe stato necessario studiare "un altro sistema". "Per cosa?", gli ho risposto.
Per fare in modo che la copertura non volasse via. Così ho scoperto che era stato lui a impacchettarla a dovere con uno spago resistente. Un angelo con i capelli radi lunghi sul collo e il fisico da jazzista non l'avevo mai visto.
Presto pubblicherò (almeno spero) le foto stampate dal rullino (se mi funziona lo scanner).
D'accordo che questo è un diario di bordo, ma qualche indicazioni in più per chi non vive in zona, penso ci voglia.
Grazie, spazzino hippy.
Sempre resistenza.


PS
Sono riuscita a rimettere in funzione lo scanner, grande notizia (?).

Il primo risultato è sotto (è un'immagine collaterale, ma mostra comunque un micro-pezzo della location-bleah di mio interesse. E spero nel tempo anche di qualchedun altro):




1 commento:

  1. VIA MAIL mi hanno chiesto com'è un fisico da jazzista. Dovendo fotograrlo, non volevo rovinare l'effetto. Comunque, nervoso e assai asciutto. Altro non posso dire.

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