Fermo doveva essere bellissima. Ancora oggi risuona nei sospiri dei più anziani il sapore di un'epoca allegra e vitale. Per fortuna, c'è ancora qualcuno che ne può raccontare i fasti. E le leggende.
Fino a una ventina d'anni fa, per esempio, tutti i giorni, a mezzogiorno in punto, un ometto di estrazione proletaria, lacero quanto si conviene a un povero e pure mezzo matto, si piazzava davanti ai cancelli di Villa Vinci, un'elegante dimora presumo settecentesca di fronte ai giardini del duomo, e recitava la solita litanìa: "Vinci, Vinci, non mi convinci: tu mangi li pollastri e noi saltiamo i pasti".In quella villa vivono ancora i discendenti di sangue blu, con custodi annessi.
Chissà se qualcuno di loro avrà voglia di farsi foto-narrare.
Sperando che non mi rispondano: "Ma tu non ci convinci..." urlandolo nel telefono-fiore del "viale dei tigli"...
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