giovedì 20 ottobre 2011

Il barista triste

Non l'avevo considerato e invece, sorprendentemente, Gianfranco il barista potrebbe essere un ottimo soggetto da fotografare. Non so bene se si sia sciolto dopo che la sua magnifica gatta (altro soggetto altamente fotografabile) mi è saltata in braccio o se sarebbe comunque accaduto perché non aveva più voglia di bere da solo.
Fatto sta che ha tirato fuori un racconto bellissimo, una minima storia perfetta di per sé.
Un tempo il suo bar era proprio in piazza. Per i locali, la piazza per antonomasia è piazza del Popolo, una delle più belle d'Italia (ve l'assicuro!). Trent'anni fa, Gianfranco era giovane e la vita del bar si protraeva ben oltre le ventuno, l'attuale orario di chiusura. Per caso, abbiamo deciso di passare di lì per un aperitivo, ai tavolini con me c'era solo il bipede che mi sopporta e un'altra strana coppia (donna molto anziana e uomo più giovane: forse mamma e figlio? Chi può dirlo).
L'attività principale, sua e degli avventori dell'epoca, era tirare fino all'alba. In ballo, una scommessa: indovinare l'esatto istante in cui sarebbe arrivata la prima cornacchia a piazzarsi sui fili della luce. In premio, l'ultimo bicchiere gratis. 
Inspiegabilmente, però,  a un certo punto le cornacchie sono state detronizzate dagli insopportabili piccioni. Avete presente "Uccelli" di Hitchcock? Ecco. I piccioni con il loro inconfondibile odioso uh-uh hanno fatto piazza pulita dei simpatici uccellacci. Con il tempo, erano diventati talmente tanti che se n'era accorto perfino il Comune. Di qui la decisione di mandarli via con le cattive. 
Gianfranco ricorda quando nel ritaglio di cielo sopra la piazza volteggiavano i falchi. Nella legge fortemente gerarchica della natura, non ci sono (non dovrebbero esserci) animali più autorevoli di loro. 
Di conseguenza, non restava che mutare la scommessa: cogliere l'esatto istante in cui il rapace si sarebbe avventato sul piccione, materializzandosi all'improvviso dall'alto.
Mica facile? Chissà quanti bicchieri saranno stati scolati alla sua salute.
Il piccione, però, è come l'edera succhia-linfa. Neanche i falchi ce l'hanno fatta. Oltretutto, affittarli era troppo costoso, ha precisato Gianfranco con un sorriso.
L'unica arma, davvero definitiva, era chiudere i buchi dell'edificio in mattoncini che oggi ospita la biblioteca.
Poi sono spariti anche i fili della luce (o prima, chissà). Fatto sta che adesso "piazza" è assai diversa dall'omologa San Marco a Venezia. I piccioni sono diventati una rarità. Mentre, sugli alberi del duomo, spesso proprio sulla punta di quelli più alti, si scorgono le eleganti, silenziose, tortore.
E Gianfranco è diventato triste. 

Nessun commento:

Posta un commento