lunedì 21 novembre 2011

Francesca e la scultura di Vincè

Grandi scoperte su Vincè de li pacchi, purtroppo troppo presto scomparso.
Con un giro degno dell'ispettore Clouseau, sono riuscita a rintracciare l'autrice della scultura che sostava in una bottega artigiana e che ho saputo appartenere a suo nonno. 
Quando gli ha chiesto di posare per lei, Francesca (così si chiama la simpatica artista) era in attesa del suo Martino, ma non ne era ancora consapevole. Per circa un mese e mezzo, Vincè, "all'incirca tutti i giorni, all'incirca alle otto", mi ha raccontato, veniva da lei e se ne restava immobile (più o meno!) a farsi tratteggiare, raccontandole anche un sacco di aneddoti (che invidia!). Poi schizzava via alla fermata della corriera per Roma, dove lo vedevo molto spesso. Tutto questo è successo solo due anni fa. Martino, il bellissimo bimbo che stamattina mi ha tenuto d'occhio per tutto il tempo della mia visita, è nato giusto lo stesso giorno di Vincè, il 12 giugno.
E poi le chiamano coincidenze.
Francesca mi ha mostrato la testa in argilla cotta (ma quando ci rivedremo mi faccio spiegare per filo e per segno come ha lavorato: m'interessa moltissimo!) soffermandosi sull'etichetta appuntata sulla camicia da due spilloni (riprodotti perfettamente, come tutto il resto dell'indimenticabile viso di Vincè), su cui c'era scritto: "Vincè, il portabagagli". 
Per poter fotografare la statua, devo aspettare che Francesca mi richiami: abbiamo entrambe bisogno del consenso scritto, lei per esibire la scultura in un evento pubblico natalizio e io per renderla "famosa" in tutta Italia...
Dimenticavo: una seconda opera, più maestosa, a lui dedicata Francesca vorrebbe realizzarla usando il mattone di Fermo, poroso e marroncino come questo che sporge dalla parete di via Mazzini:

Se tutto andrà come lei si augura, la sua nuova opera dovrebbe stazionare molto vicino alla fermata della corriera per Roma. 
Comunque vada a finire, speriamo che Vincè, dovunque si trovi adesso, sia contento che gli dedichiamo tanta (sincera) attenzione.
Io terrò le dita incrociate.

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