Ce l'avevo in mente, ma non l'ho scritto nell'elenco dei fotografabili. Tutti i fermani sanno, sapevano fino a pochi giorni fa, chi era Vincè. Ho scoperto che lo chiamavano "Vincè de li pacchi", non "Vincè lu porta pacchi", come credevo.
Da questi piccoli dettagli mi accorgo quanto sia ancora una straniera.
Nella bottega di un piccolo artigiano scomparsa non più di un anno fa c'era il ritratto scolpito del suo viso: qualcuno ha proposto di collocarlo da qualche parte, magari proprio alla fermata della "corriera" per Roma, dove Vincè ha continuato ad aspettare gli arrivi e le partenze anche molti anni dopo essere andato in pensione.
Sottoscrivo senz'altro l'appello: e chissà che non possa almeno fotografare la sua scultura.
Ciao, Vincè, e grazie dei "'mmò" ("amore": lo diceva a tutte le femmine, di qualsiasi età. Faceva piacere: era del tutto senza secondi fini) che mi hai dedicato. Arrivederci, da qualche parte.
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