martedì 29 novembre 2011

Storie da bar: una strada forse c'è

E invece forse sono riuscita a trovare un paio di foto adatte per la mia (decima? non ricordo!) Minima Storia.
A raccontare la serata di domenica scorsa, ci ha pensato Massimo, quindi qui non mi ripeto. 
Però sento, lo sento profondamente, che bisogna darsi una mano, rilanciarsi, smuoversi vicendevolmente, per non morire.
Non sto esagerando, perché se c'è una cosa che mi fa ancora più paura della crisi, è la morte interiore.
Invece, le persone che frequentano i bar, anche le più tristi e malinconiche, vogliono vivere. 
Lo si vede negli sguardi di tutti, gestori e avventori, soprattutto quando un po' d'alcol comincia a scaldare le vene, e non solo.
In modeste quantità, il vino o quel che è fa emergere il cuore, in chi ce l'ha.
E Gianfranco, sua moglie e la loro bellissima figlia Emanuela il cuore ce l'hanno.
Per questo motivo ero dispiaciuta che il grosso delle foto fosse scuro e io il flash (intendo quel flashino inutile che mettono su tutte le fotocamera) lo odio.
Per fortuna, ho trovato una strada: vediamo che cosa ne dice il tutor.
Intanto, ai frequentatori di questo spazio (e magari anche di qualcuno del Capolinea cafè, cui sono legatissima per varie ragioni...) offro qualche scatto, compreso uno di quelli fatti, per interposto fotografo (e che fotografo: si tratta del grandissimo Mario Dondero!) a Tigre:




Arrivederci a presto, dunque. E resistiamo!

lunedì 28 novembre 2011

La via principale, di notte

Domani sera la sottoscritta va a teatro, ma già so, per esperienza diretta, che, all'uscita, non vedrò via Mazzini come l'ho fotografata ieri sera, uscendo dal bar "dietro l'angolo".
In attesa di raccontare della serata di ieri (sto riflettendo quale foto usare per la prossima Minima Storia, un compito che richiede, ormai l'ho verificato, almeno un giorno e una notte di distacco dai soggetti fotografati), vi offro una visione notturna della via in cui si trova anche il bellissimo teatro dell'Aquila:

La luce in fondo illumina, seppur debolmente, il monumento a San Savino, patrono della città. Com'è ovvio, l'ho fotografato più volte, ma proprio per questa ragione, almeno per ora, non mi ispira alcuna storia. 
Mai dire mai, però. Il bello di questo progetto è proprio nella libertà totale che mi è stata data. O che mi sono presa, chissà. Comunque vada a finire, un approdo ci sarà. Ed è una sensazione impagabile.

domenica 27 novembre 2011

Sorelle Tettamanzi

Stamattina ho fermato tre delle sorelle Tettamanzi, scoprendo così che sono in tutto sei, cinque femmine e un maschio. Perché le ho ribattezzate in questo modo? Per via di un film con Ugo Tognazzi di inizio anni Settanta, che mi pare di ricordare sia tratto da un romanzo di Piero Chiara.
Ora, se le suddette lo sapessero, probabilmente sarebbero ancora più restìe di quanto non si siano effettivamente mostrate, a farsi ritrarre. 
Da quando ho cominciato questo lavoro, ho preso a interrogarmi sui motivi più profondi della mia attrazione verso determinate persone. Come dicevo a Francesca, l'autrice della bella scultura di Vincè, non ho alcuna intenzione di prendere in giro chi, tra loro, risulta particolarmente bizzarro o marginale. Al contempo, non posso fingere che alcuni di loro mi abbiano suscitato anche un sorriso di meraviglia, questo sì.
I tipi strani mi incuriosiscono, lo ammetto, forse perché mi affascina indagare quel confine davvero fragile tra normalità e anormalità. Io stessa, del resto, potrei indurre in chi mi osserva un certo qual disorientamento. A qualcuno, cioè, potrebbe risultare poco consueto che me ne vada in giro con una macchina fotografica a ritrarre non si sa bene che cosa. Tant'è. Alla fine il rischio pazzia/stravaganza lo corriamo tutti, basta cambiare punto di vista.
A quest'ultimo proposito, anche il mio sulle "sorelle Tettamanzi" è parzialmente mutato nel momento in cui mi sono presentata sentendomi dire di rimando i loro nomi (purtroppo ne ricordo solo uno su tre, accidenti!). Hanno una voce e una storia, vera e concreta, probabilmente assai più interessante di quanto abbia immaginato con la fantasia.
Sotto sotto, spero di averle almeno un pochino persuase: speriamo... dai, sorelle T., non fatevi pregare!
In attesa di vedere come finirà, ho scattato nel bosco della Rimembranza, davvero bellissimo:



Sarebbe bellissimo fotografarle qui, anche perché non c'è mai nessuno e chissà che in questo modo non superino il loro imbarazzo. Dai, dai, dai...!

mercoledì 23 novembre 2011

Il sindaco di piazza

Se leggerà questo post, spero che mi faccia sapere le sue impressioni...
Bibi Iacopini è una persona di squisita gentilezza. Quando si perde dietro ai suoi ricordi, gli si accendono gli occhi e gli affiora un sorriso insieme aperto e malinconico.
Non si tratta, a mio avviso, solo di una sua caratteristica personale, bensì di una tonalità propria della città in cui è nato e cresciuto. Fermo, mi ha detto stamattina, è la sua "India", cioè, traduco io, il suo ventre materno e il suo orizzonte.
E Fermo "è", insieme, malinconica e sottilmente ridente, come i colori pallidi dei suoi palazzi e i visi all'apparenza schivi dei suoi abitanti, che si sciolgono, letteralmente, quando richiamano alla memoria le leggende vecchie di generazioni.
Originariamente, Bibi non era nel mio elenco dei fotografabili, benché viso e bottega artigiana - come chiama lui stesso la sua agenzia di pubblicità - mi fossero noti da tempo.
Il caso (chiamiamolo così) mi ha portato qualche giorno fa a bussargli. Intossicata da una spessa nube nicotinica, ne sono uscita carica di aneddoti zeppi di pathos immaginifico. Primo fra tutti, ho scoperto che lo chiamano "il sindaco di piazza". E' infatti merito suo e di pochi altri, pionieristici personaggi (detto in senso proprio: ossia di persone degne di attenzione) se a Fermo è nato a inizio anni Ottanta il mercatino estivo, tuttora appuntamento fisso dei giovedì di luglio e agosto per tutti gli estimatori di mobili antichi (o presunti tali), libri, fumetti, vestiti vintage e paccottiglia varia (tra gli habituè ci sono anch'io: quest'anno, poi, ho battuto tutti i record: non ho saltato neanche l'ultimo giovedì, il primo di settembre).
Quella nascita è arrivata dopo anni cruciali per la formazione del giovane Bibi, anni che ancora oggi rilucono nel suo sguardo. Sono d'accordo con lui che il primo giorno di sole (oggi sono andata a trovarlo sotto una pioggia ben più che malinconica, direi quasi ferale) lo chiamo per fotografarlo nella "sua" piazza.
Nel frattempo, eccovi qualche immagine del mercatino:



A presto, allora. E grazie.

lunedì 21 novembre 2011

Francesca e la scultura di Vincè

Grandi scoperte su Vincè de li pacchi, purtroppo troppo presto scomparso.
Con un giro degno dell'ispettore Clouseau, sono riuscita a rintracciare l'autrice della scultura che sostava in una bottega artigiana e che ho saputo appartenere a suo nonno. 
Quando gli ha chiesto di posare per lei, Francesca (così si chiama la simpatica artista) era in attesa del suo Martino, ma non ne era ancora consapevole. Per circa un mese e mezzo, Vincè, "all'incirca tutti i giorni, all'incirca alle otto", mi ha raccontato, veniva da lei e se ne restava immobile (più o meno!) a farsi tratteggiare, raccontandole anche un sacco di aneddoti (che invidia!). Poi schizzava via alla fermata della corriera per Roma, dove lo vedevo molto spesso. Tutto questo è successo solo due anni fa. Martino, il bellissimo bimbo che stamattina mi ha tenuto d'occhio per tutto il tempo della mia visita, è nato giusto lo stesso giorno di Vincè, il 12 giugno.
E poi le chiamano coincidenze.
Francesca mi ha mostrato la testa in argilla cotta (ma quando ci rivedremo mi faccio spiegare per filo e per segno come ha lavorato: m'interessa moltissimo!) soffermandosi sull'etichetta appuntata sulla camicia da due spilloni (riprodotti perfettamente, come tutto il resto dell'indimenticabile viso di Vincè), su cui c'era scritto: "Vincè, il portabagagli". 
Per poter fotografare la statua, devo aspettare che Francesca mi richiami: abbiamo entrambe bisogno del consenso scritto, lei per esibire la scultura in un evento pubblico natalizio e io per renderla "famosa" in tutta Italia...
Dimenticavo: una seconda opera, più maestosa, a lui dedicata Francesca vorrebbe realizzarla usando il mattone di Fermo, poroso e marroncino come questo che sporge dalla parete di via Mazzini:

Se tutto andrà come lei si augura, la sua nuova opera dovrebbe stazionare molto vicino alla fermata della corriera per Roma. 
Comunque vada a finire, speriamo che Vincè, dovunque si trovi adesso, sia contento che gli dedichiamo tanta (sincera) attenzione.
Io terrò le dita incrociate.

venerdì 18 novembre 2011

Notizie (non buone) sull'indiano metropolitano

Sembra che il povero indiano metropolitano (chiamato così non solo da me, ho scoperto) abbia avuto un problema di salute piuttosto serio per cui gli hanno dovuto rapare capelli e barba lunghissima.
Al di là del dispiacere (sincero, ve l'assicuro!) per la sua condizione, mi pare davvero una bella iattura per i miei obiettivi (metaforici e reali)... Speriamo di cuore che si riprenda, altrimenti vedrò di trovare un'altra via per parlarne.
E dire che è stata praticamente la prima persona che ho incontrato quando sono arrivata a Fermo nel 2005... che strana la vita. Forza, indiano metropolitano, ripigliati!
Ti dedico uno scatto, uno di quelli dell'ambientazione, a simboleggiare il tuo temporaneo stop:


Dai, a presto!

mercoledì 16 novembre 2011

Spazzino hippy: impossile non farci amicizia!

"Contaci". Ok, ci conterò, e grazie di cuore.
Non potevo saperlo, ma Luigi si sente davvero uno spirito hippy. Per la precisione, mi ha detto, vorrebbe essere un nomade. Sarà anche per questo che a più riprese cita versi di una canzone dell'omonimo gruppo italiano o pezzi ancora più belli di Lucio Battisti?
Lo ammetto: mi ha conquistata del tutto, con la sua straripante, terrosa vitalità. 
La vita all'aria aperta si vede in ogni solco del suo viso, sulle mani maschili e sulla postura. Pur essendo di bassa statura, occupa uno spazio assai più ampio con la sua incredibile personalità. 
Mai vista una persona che socialmente sarebbe ritenuta umile così capace di parlare con tutti, dal ragazzo con il cervello offeso al signore elegante che passeggia con il suo bastone.
Mi ha dato molti insegnamenti, chissà se se n'è accorto.
E oltretutto mi ha fatto tre foto bellissime!
Ci conterò, sì. E grazie di cuore/bis.
 Eccovi Luigi e una delle foto che mi ha scattato:


Incredibile, vero? 
Magari le prossime foto le faccio fare direttamente a lui!

martedì 15 novembre 2011

Essere o non essere... banali?

Dubito che la userò, ma potrei farla comunque vedere al tutor. 
Si tratta di un mio grande classico, presumo di una banalità estrema per gli scafati (mio cognato "animato" non c'entra in questo caso, benché sia un bravo fotografo).
E però qui la pubblico, non foss'altro per il rimando alla parallela pagina Facebook creata ad hoc per diffondere il mio diario di bordo.
Eccovi il duomo nel pozzo:

E adesso fuori di qui! Mi aspetta Luigi... che grande personaggio!

lunedì 14 novembre 2011

Gloria e Luigi!

Stamattina avevo l'imbarazzo della scelta.
Oltre alla bella Gloria, c'era pure LUIGI, il grandissimo spazzino hippy. Una persona così incredibile mi spinge alla confidenza immediata: troppo rischioso per un fotografo? Mi piacerebbe sapere che cosa fanno i professionisti in casi del genere. In tutti i modi, gli ho già fatto qualche scatto, ma non sono ancora soddisfatta. Anche perché, nel frattempo, è arrivata Gloria con Leonardo, il suo piccolo con gli occhi fissi su di me (giuro: mi guardava fisso).
Per rispetto (e simpatia) nei confronti di mamma e figlio, qui pubblico solo uno scatto in cui si vedono da lontano. La foto prescelta per Minime Storie sul sito del Fotoclub è, invece, un'altra. 
Come ho precisato sulla mia pagina Facebook, su questo spazio, almeno per ora, pubblicherò solo qualche scatto di contorno.
Una volta terminato il lavoro ufficiale, vedremo il da farsi. Checché (alla Totò) ne dica il mio tutor Silvano, sono appena agli inizi: altro che a metà dell'opera!
Eccovi Gloria e Leonardo, nella loro abituale passeggiata:


Ed eccovi anche Luigi con il suo pugno alzato (hasta victoria siempre, sì sì!):


... a domani per il seguito!

venerdì 11 novembre 2011

Gloria!

La ragazza con il passeggino ha detto sì! Non so perché, ma il suo sguardo perennemente nascosto dagli occhiali da sole mi incuteva timore. Stamattina me la sono trovata davanti con il suo bellissimo pargolo e finalmente, libera dai sacchi della spazzatura, al contrario di quanto mi capita quasi sempre quando la incontro, mi sono presentata e le ho spiegato che cosa voglio da lei.
Quasi tutti (ma ammetto che il mio campione è ancora troppo piccolo) si scherniscono lì per lì, ma sotto sotto si sentono lusingati alla prospettiva di fare da modelli. Oltretutto Gloria (così si chiama: fantastico nome!) HA le fattezze di una modella, con il suo abbondante metro e 75 di altezza e le labbra carnosissime.
Bene. Siamo d'accordo che la fermerò una delle prossime mattine, tanto lei, visto che è in maternità, ha detto, sale sul colle tutti i giorni e se è bel tempo si trattiene anche un po'. Sono molto curiosa di scambiarci più parole e (naturalmente) di fotografarla.
Grazie, Gloria, a prestissimo!
Eccola a voi dall'alto e da lontano: 


Affascinante, in questa luce eterea, eh? Ah, se sapesse che p(apar)azza ha incontrato!

martedì 8 novembre 2011

Grandissima Maria!

Riassumere in un post chi è Maria del duomo non è semplice né, in fondo, necessario.
A parlare, basta il suo sguardo furbetto. Mi ha mostrato i suoi vestiti, cuciti a mano. Uno rosso con i pallini neri e bianchi era davvero sciantoso. Secondo me è anche una grande attrice, capace di piangere a comando quando pensa al suo ultimo gatto, Pallina, da me fotografata (e stra-pubblicata, pure su Facebook!) tempo addietro e quando pensa al marito. Oddio, nelle foto in cui lo guarda sembra davvero corrucciata. Neanche Eleonora Duse sarebbe stata capace di un'interpretazione così autentica.
Ma chissà.
Per dovere di cronaca e per rispetto nei suoi confronti (più che altro per renderla una star mondiale a sua insaputa... ma tanto, chi lo legge sto' blog?), dovrei pubblicare l'intera galleria degli scatti che le ho dedicato.
Non lo farò. Ne scelgo tre tra quelle che non ho proposto al tutor.
A questo proposito, sono proprio curiosa di sapere quale sceglierà tra le altre tre che gli ho proposto.
Il viaggio prosegue, insomma.
Ecco a voi Maria del duomo:




"Ero bella, vero? Guarda che gambe!". Mi ha detto a più riprese.
Sì, eri bella, Maria. E lo sei ancora adesso.
Grazie di tutto.

lunedì 7 novembre 2011

La (nuova) casa di Maria del Duomo

Ebbene: sto entrando lentamente nel vivo del mio progetto.
Oggi ho pubblicato la prima foto sul portfolio ufficiale, ma ci sono problemi tecnici che non ho saputo risolvere da sola. Speriamo che i webmaster del Fotoclub mi aiutino a sciogliere la matassa informatica.
Io, nel frattempo, vado avanti.
Dopo un quasi completo giro fallimentare al duomo, chi ti incontro? Maria, da me detta "la vecchia" nell'elenco dei fotografabili, più correttamente appellata "del duomo".
Già, perché Maria vive da oltre sessant'anni in zona: suo marito è stato custode del parco della cattedrale. Maria del Girfalco, insomma, sarebbe la definizione ufficiale più corretta. 
Domani mattina vado a trovarla nella sua nuova casa. Nuova, si fa per dire, visto che ci abiterà almeno da una ventina d'anni. Non ne vedo l'ora. Per il momento, vi offro un assaggio della sua finestra:


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giovedì 3 novembre 2011

La foto che non ho scattato (dedicato a Vincè)

Ce l'avevo in mente, ma non l'ho scritto nell'elenco dei fotografabili. Tutti i fermani sanno, sapevano fino a pochi giorni fa, chi era Vincè. Ho scoperto che lo chiamavano "Vincè de li pacchi", non "Vincè lu porta pacchi", come credevo.
Da questi piccoli dettagli mi accorgo quanto sia ancora una straniera.
Nella bottega di un piccolo artigiano scomparsa non più di un anno fa c'era il ritratto scolpito del suo viso: qualcuno ha proposto di collocarlo da qualche parte, magari proprio alla fermata della "corriera" per Roma, dove Vincè ha continuato ad aspettare gli arrivi e le partenze anche molti anni dopo essere andato in pensione. 
Sottoscrivo senz'altro l'appello: e chissà che non possa almeno fotografare la sua scultura.
Ciao, Vincè, e grazie dei "'mmò" ("amore": lo diceva a tutte le femmine, di qualsiasi età. Faceva piacere: era del tutto senza secondi fini) che mi hai dedicato. Arrivederci, da qualche parte.